E fu così che in una calda serata d’agosto (perché ‘sto pc scalda come un fornetto, dannazione) mi decisi ad aggiornare Linux Mint, passando dalla versione 20.3 alla 21.
Per chi non lo sapesse, Mint si appoggia su Ubuntu ma utilizza solo le versioni LTS di quest’ultima distribuzione, ovvero quelle che escono ogni due anni, hanno un supporto di cinque e sono più ottimizzate per la stabilità versus la sperimentazione. Evitando cambi drastici di strumenti e kernel, la cui versione spesso risulta essere precedente a distribuzioni più dinamiche e dedicate a utenti esperti.
Fino a qualche tempo fa l’unico modo di cambiare versione maggiore di Mint era brasare via tutto e reinstallare. Che di per sè non è una cattiva idea, ripartire da zero dopo i vari pasticci fatti in anni di utilizzo, ma Mint si propone come distribuzione per utenti non esperti e diciamolo, reinstallare tutto non è una cosa da utente inesperto, sebbene richieda alla fine niente più che un buon backup e un po' di pazienza.
E così mi sono cimentata nell’impresa, guidata da queste istruzioni per l’aggiornamento (in inglese). Alla fine si tratta di scaricare e attivare uno strumento, Mintupdate, che si occupa di tutta la faccenda.
Alcune cose in ordine sparso.
Uno, l’operazione è piuttosto lunga, a me ci ha messo un’ora e mezza, anche perché:
…due, robe tipo “niente backup qui si muore da eroi” vengono stroncate sul nascere da Mintupdate stesso che non ti molla se non fai almeno un backup del sistema con Timeshift. Nota bene: del sistema, non dei dati, a quest’ultimo bisogna pensarci prima e in separata sede. Per i dati ho in funzione Deja-Dup trovato nel repository delle applicazioni, anziché lo strumento già installato in Mint – preferisco il primo al secondo.
Tre: le applicazioni installate fuori dal repository ufficiale e da PPA aggiunte – per esempio i .deb legati alla versione di Ubuntu (Virtualbox), Discord (.deb), Zoom (.deb), Inkscape (di cui ho aggiunto il PPA per avere l’ultimissima versione), OBS Studio (PPA) e altre verranno cancellate senza pietà. Segnatevele (Mintupdate ve lo notifica, comunque) se volete reinstallare.
Quattro: la versione del driver proprietario nVidia rimane la stessa del sistema precedente. È possibile aggiornarla scegliendola dall’apposito strumento presente nelle impostazioni di sistema, comunque (l’avevo detto che Mint è per utonti!)
Cinque: avevo installato i Digimend kernel driver per la tavoletta grafica, ma prima di aggiornare li ho disinstallati perché nonostante non abbia trovato nessuna dritta sul se e come reagissero a un cambio di versione del kernel… beh, sempre meglio stare sul sicuro. Anche perché nel frattempo ne è uscita una nuova versione, e riusciranno i nostri eroi a far andare la touch strip? (No.) Però lo script dei pulsanti è tornato a funzionare, yeee!
Sei: perché qualcosa che va storto ci dev’essere sempre, mannaggia. Sono sempre senza touch strip sulla tavoletta. Sgrunt, mumble, grumble.
Sette: “Ma hai detto che ti ha segato anche un tot di applicazioni, non è andare storto questo?” Sì, ma di queste mi sono tenuta da parte gli installer e ho ripristinato tutto nel giro di due minuti. Con Inkscape non ho dovuto neanche fare la fatica di aggiornare il PPA perché Mint 21 ha già l’ultima versione nel repository.
Otto: boh. Adesso sono su Mint 21. Vediamo che c’è di nuovo…